lunedì 1 aprile 2019

Microplastiche nei cibi. Cosa sono? Sono pericolose per l'uomo?



Cosa sono le microplastiche?
Le microplastiche sono piccole particelle di plastica che inquinano i nostri mari e oceani. 
Si chiamano così perché sono molto piccole e hanno un diametro compreso in un intervallo di grandezza che va dai 0,1 micrometri e i 5 millimetri.
Esse rappresentano un problema emergente soprattutto per quanto riguarda l’ambiente marino.
Ciò avviene perché la plastica si discioglie impiegandoci diversi anni e fintanto che è in acqua può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi.

Da dove derivano le microplastiche?
Le microplastiche comprendono ad esempio le polveri di plastica utilizzate per lo stampaggio, le microsfere impiegate nelle formulazioni cosmetiche o le resine industriali.
Nella maggior parte dei casi provengono dalla frammentazione dei rifiuti in plastica presenti negli oceani, a seguito dell'esposizione prolungata alla luce ultravioletta (UV) ed all'abrasione fisica, oppure derivano direttamente dall'attività umana. In quest’ultimo caso si tratta principalmente di particelle presenti in prodotti per la cura della persona come il dentifricio e prodotti detergenti, o da fibre tessili (ad esempio, i vestiti di tessuto sintetico attraverso il lavaggio), che entrano nell’ambiente marino attraverso i sistemi fognari che non sono in grado di operare da filtro per le microplastiche.

Esistono anche particelle più piccole, che prendono il nome di nanoplastiche, ma date le dimensioni sono impossibili da campionare con le attrezzature oggi a disposizione. Di queste, dunque, sappiamo ancora poco.

Le microplastiche sono pericolose per l'uomo?
Per quanto riguarda gli alimenti, il rischio di esposizione per l’uomo alle microplastiche è basso in seguito al consumo di pesce, dal momento che nella maggior parte dei casi stomaco e intestino dei pesci vengono eliminati prima del consumo.
Viceversa, può invece risultare maggiore per quanto riguarda i molluschi bivalvi e i crostacei, di cui viene consumato il tratto gastroenterico.

Leggi l'approfondimento del CeIRSA

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